Perché la leggerezza descritta da Calvino è rilevante per noi - Res Novae

Perché la leggerezza descritta da Calvino è rilevante per noi
25 Ott 2019 di Matteo Verbo in Cultura“La leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità dovrebbero in realtà informare non soltanto l’attività degli scrittori ma ogni gesto della nostra troppo sciatta, svagata esistenza” (Gian Carlo Roscioni – quarta di copertina alla prima edizione)
Lezioni Americane (originariamente Six memos for the next millennium ), pubblicato nel 1988, è il libro di Italo Calvino, che meglio rappresenta la filosofia di questo grande autore. Infatti, il tema delle lezioni che avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard ( Poetry lectures ), era: “Alcuni valori letterari da conservare nel prossimo millennio”. Purtroppo l’autore morì nel settembre 1985 e non riuscì a presentare questo capolavoro. I contenuti della prima edizione furono recuperati dalla moglie Esther Calvino e poi rielaborati.
In Lezioni Americane , Calvino parla di cinque concetti fondamentali (del sesto, “sul cominciare e sul finire “, si hanno solo degli appunti sfusi) che riguardano non solo la letteratura, ma anche qualsiasi altra forma espressiva e la vita in sé: la leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità. Soffermiamoci soltanto sulla prima lezione, quella che ha come tema la leggerezza, per sottolinearne il significato allegorico che trapassa le pagine del testo come luce attraverso le finestre.
Innanzitutto, Calvino dice: “Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
In questa frase ci sono così tanti significati che la mente corre a tutta furia alla ricerca di immagini da associare, concetti astratti da paragonare. È il sunto della filosofia di vita più saggia: da una parte invita a vivere con “leggerezza”, ossia con la capacità di non dare peso all’inessenziale, ma di liberarsene riuscendo appunto a “planare sulle cose”; dall’altra dice che essere leggeri non significa essere superficiali bensì essere un passo avanti rispetto a chi rincorre l’eccesso.
Calvino scrive inoltre: “la leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso” ossia occorrono sia precisione che determinazione per essere leggeri.
Viene più naturale esprimere un concetto complesso attraverso l’accozzaglia di ragionamenti che rendono pesante la lettura, addirittura oscura, come il trobar clus di Arnaut Daniel, poeta della lirica provenzale; la fluidità e la chiarezza espositiva di un componimento derivano dunque da scelte stilistiche ragionate. Ed è ciò che faceva Calvino: una volta scritto il testo, lo rileggeva e tagliava ciò che non era necessario, che avrebbe potuto intralciare la scorrevolezza e l’ariosità del concetto da esprimere.
“Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca”. Parafrasando le parole di Calvino, la “leggerezza pensosa”, ossia lo stato arioso dei pensieri che sorvolano l’inutile che appesantisce, a volte svela la natura della “frivolezza come pesante e opaca”: si rivela cioè come uno stato che annebbia la fluida lucidità e fa sprofondare nell’incompiutezza, nella confusione, nella sfocatura irresoluta.
Alla luce di questi concetti diventa ancora più interessante l’ incipit di Marcovaldo: “Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”.
Oltre alle infinite citazioni letterarie che si potrebbero fare, questa è la perfetta sintesi della leggerezza: parole semplici, fluide come una melodia composta su carta, che esprimono un concetto con la giusta importanza senza il peso dell’eccesso.
Perché la leggerezza descritta da Calvino è rilevante anche per noi, che viviamo nel 2019, ben 35 anni dopo la pubblicazione delle Lezioni Americane ? Che necessità c’era di riproporre questo libro?
La risposta è abbastanza semplice: nella società in cui viviamo, siamo immersi nella pesantezza di tutti i giorni, nello stress, nella rabbia, nell’insoddisfazione, nelle delusioni, nelle aspettative e così via.
Tutto ciò spesso ci fa dimenticare la natura stessa di vita, il carpere diem , l’amore dell’attimo fuggente, la vera importanza che si deve dare alle cose, perché tutto è un divenire, come diceva Eraclito, e perciò transitorio.
Così, come spunto di riflessione, pensiamo all’eleganza della leggerezza, capace di liberare dai “macigni sul cuore” e di elevare alla forma mentis massima. Come una metamorfosi, le ali prenderanno il posto delle catene.
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Matteo Verbo, frequenta il Liceo Classico e ama la poesia, la scrittura, la letteratura e la mitologia. È un Potterhead e un Arianator. Fa equitazione da sempre, suona il violino e ama la musica.Lascia un commento Annulla risposta
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